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mercoledì 17 luglio 2024

Recensione: SIA DANNATO L'ALGORITMO di Morgan Lo Bracco

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Eris, oggi vi parlo di Sia dannato l'algoritmo di Morgan Lo Bracco.

sia dannato l'algoritmo

di Morgan Lo Bracco
Editore: Eris 
Pagine: 80
GENERE: Manuale
Prezzo: 8,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
La censura può sembrare qualcosa che riguarda un lontano passato, invece non è mai stata così in forma, ha trovato una nuova casa: i social network. La censura online può contare sulle forze di un silenzioso esercito: algoritmi addestrati a bannare e oscurare perché nutriti di bias razzisti, omolesbobitransfobici, abilisti e sanisti, esattamente gli stessi del mondo offline. Basta pensare al fatto che solo alcune persone possono postare i propri capezzoli, senza correre il rischio di essere oscurate. A supervisionare gli algoritmi ci sono le "lasche" policy delle piattaforme, che si basano su leggi di un paese lontanissimo, la California, a cui dobbiamo sottostare anche se viviamo addirittura in un altro continente. Sono leggi che vogliono regolamentare l'oscenità sui social, secondo definizioni del secolo scorso e che rispecchiano una società lontana dalla nostra, anche dal punto di vista temporale. Questo saggio ha come obiettivo la decostruzione della censura online legata al mondo dei social e delle piattaforme. Per capire in che modo qualsiasi individuo è influenzato nel postare qualcosa, l'autore ci spiega come funzionano gli algoritmi che regolano la moderazione dei social network, ci porta alla scoperta di come funzionano le policy delle piattaforme e di come questi portino inevitabilmente a un meccanismo di autocensura quando ci troviamo in prima persona a postare qualcosa, perché, senza darlo troppo per scontato, per non incorrere nella censura, ci autocensuriamo.

RECENSIONE

Sia dannato l'algoritmo di Morgan Lo Bracco ci mostra come, pur senza accorgercene, viviamo in un mondo fatto di censura che si basa sull’algoritmo, appunto, un sistema, step by step, che permette di monitorare e di far sì che tutto vada nel verso giusto. (?) Un esempio di algoritmo molto semplice è quello che usa Netflix, quando, sulla base di ciò che abbiamo visto, ci suggerisce i titoli che ci possono piacere. Anche quello è un algoritmo. 

Ovviamente, i social media ne sono invasi e l’algoritmo si muove in modo particolare sulla censura dei contenuti che possiamo leggere o vedere sui social. Ad esempio, le foto di donne nude sono sottoposte ad algoritmi un po’ speciali, perché alcune possono essere viste, altre no. Chissà perché. 

In ogni caso, per la maggior parte delle volte, pare che questi benedetti algoritmi si basino su sistemi di proibizioni piuttosto antiquati. E la stessa idea di far vedere o meno un contenuto a qualcuno sui social è un po’ dittatoriale secondo l’autore; devo permettere a qualcun altro, di esterno e che non mi conosce, di decidere cosa io debba o non debba vedere. È una politica di scelta arbitraria che priva le persone della possibilità di usufruire o meno di quel contenuto. Lo stesso equivale per il ban che sembra muoversi su terreni ancora più insidiosi. 

Il blocco sui social, ossia essere bannati, o quando ci viene rimosso un contenuto, sembra essere rivolto alle minoranze, ossia queer, gay, sex worker, donne, disabili, insomma gente che si trova alla base di quella piramide patriarcale che vede l’uomo forte e determinato in apice, seppur sia anch’egli una vittima che lentamente si sta svegliando. La scusa per censurare queste minoranze è che molte persone sono sensibili a quei contenuti. Una scusa piuttosto banale e facilmente attaccabile. 

Ho compreso perfettamente il punto di vista dell’autore e concordo con lui nel credere che le persone dovrebbero essere lasciate libere di scegliere cosa vedere e cosa no, senza essere continuamente prese per mano, gestite e manipolate in nome di un bene supremo che dovrebbe tutelarle, ma non si sa bene da cosa. Inoltre i contenuti a sfondo sessuale che provengono da minoranze sono più facilmente attaccabili e rimovibili mentre, magari, contenuti a sfondo violento o di odio, sono più difficili da estirpare, questo non si capisce bene perché. 

Instagram come tutti i social media è un’azienda che si basa solo sul profitto e quindi sul fatturato. Nella maggior parte delle persone che si muovono sulla piattaforma non ha interesse alcuno, bensì fa e farà sempre e soltanto gli interessi di chi gli aumenterà il fatturato. 

Questo libro mi ha davvero chiarito molte cose, che all’apparenza possono sembrare difficili, in realtà è facile comprendere cosa si cela dietro la censura dei social media grazie al linguaggio dell’autore, semplice, scorrevole, immediato, spesso ironico e anche divertente, ma l’ho trovato molto adeguato perché è inutile usare un tono affranto, seppure l’argomento sia terribile da un certo punto di vista, tanto vale affrontarlo con arguzia e astuzia, grandi esempi di intelligenza. 

Quando accettiamo di stare su un social e ci facciamo censurare, lo facciamo deliberatamente. Cioè, sappiamo che veniamo controllati, che vengono usati i nostri dati, che l’algoritmo decide al posto nostro cosa farci vedere e cosa no, ma soprattutto cosa gli altri devono vedere di noi. 

Questo aspetto mi fa salire il nervoso, perché non si è nemmeno liberi di vedere qualcosa che magari ci fa piacere vedere, perché l’algoritmo ha deciso che non fa per noi, o che magari non vediamo perché il social non ricava fatturato da quell’utente, quindi è inutile ai fini del profitto. Così, si perdono tante cose interessanti, che purtroppo non avremo mai modo di recuperare. 

Nonostante siamo perfettamente coscienti della censura, continuiamo a farci censure, cioè accettiamo consapevolmente che qualcuno decida per noi, pur sapendo che i presupposti sono sbagliati. È un po’ lo stesso ragionamento di quando decidiamo di dimagrire pur sapendo che è un’illusione solo perché la società ci dice che la bellezza è magrezza. 

È molto triste che ci sia non solo la censura ma l’autocensura che noi stessi pratichiamo nel momento in cui accettiamo tutto questo. La soluzione dell’autore è cercare di autonomizzarsi da questi sistemi, rendendo le nostre scelte delle scelte davvero consapevoli.

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