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mercoledì 19 giugno 2024

Recensione: SINDROME DA ASSICURATORE di Paolo Nelli

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la cassa editrice La nave di Teseo, oggi vi parlo di Sindrome da assicuratore di Paolo Nelli.

SINDROME DA ASSICURATORE
di Paolo Nelli
Editore: La nave di Teseo
Pagine: 304
GENERE: Narrativa contemporanea
Prezzo: 11,99€ - 21,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Nello, il bambino protagonista del "Trattato di economia affettiva", è diventato uomo. Ora vive e insegna in una metropoli e si sposta in bicicletta. I suoi allievi sono prima adulti che hanno accumulato fortune tra i mille rivoli del liberalismo finanziario più avanzato e, poi, giovani studenti universitari provenienti dal mondo intero. E la sua vita è lì, nel mezzo, tra ricchezze altrui e la preoccupazione che il proprio affitto non venga rinnovato, perché “abbiamo tutti storie di affitti da raccontare”, in quella specie di precarietà nobile tra opening di gallerie d’arte, inviti a cena in case milionarie, contratti lavorativi a termine, lezioni private. Nello in bici passa nel traffico del centro o pedala sulle sponde tranquille del canale e, ovunque, la vita gli appare con guizzi inaspettati che esigono di essere fermati. Così, negli anni, con gli amori che passano o crescono, gli affetti più stretti che si consumano, la politica che si deteriora, la città che si trasforma, Nello prova a dare un senso alle vite perfette e imprecise che incontra, nell’unico modo che conosce: osservando, interrogandosi, colmando con la scrittura le differenze ingiustificabili che il mondo continua a creare. Mentre ambisce a una sua stabilità e tutt’intorno ruotano le paure, i sogni, le assenze, i piccoli e grandi gesti trascurati di un’umanità intera, Nello si ostina a mostrare che qualcosa di bello, nonostante tutto, resiste.

RECENSIONE

Sindrome da assicuratore di Paolo Nelli è un romanzo che parla un po’ a tutti, a quelli che sono nati negli anni addietro e a chi fa parte delle nuove generazioni. Il protagonista, Nello, alterego dell’autore, si muove in bicicletta nella città di Londra dove vive con la compagna, Clemence. Svolge più di un lavoro, si occupa di insegnamento, in particolare insegna italiano a un gruppo di ragazzi che già lavorano all’interno di un’azienda milionaria. 

Ciò che subito colpisce chi legge, è l’animo tranquillo del protagonista; la stessa bicicletta è quasi un simbolo di quella tranquillità, leggerezza che accomuna tutte le persone che passeggiano usando questo mezzo che dovrebbe essere distensivo, appagante, rasserenante. Invece, in questo caso, diventa un prolungamento del cervello del protagonista e viene usato per riflettere. Riflettere su qualsiasi argomento gli passi per la testa. Ama vivere a Londra, è la città che ha scelto, ce la descrive in modo molto dettagliato, con entusiasmo, partecipazione, mentre pedala dimenticandosi quasi di tutto. 

Ecco, quasi. Perché poi, a ogni semaforo, a ogni curva, a ogni frenata, complice uno sguardo, una parola, un sorriso, un viso sconosciuto, il protagonista comincia a raccontare qualcosa della sua vita e di quella di tutti noi, che pur non vivendo in Inghilterra, siamo accomunati dai medesimi dubbi e sconcerti. – “Tutto di questa metropoli mi dava euforia e non avevo altra ambizione che sentirmi vivo.” Ricorda quando aveva trent’anni ed era di certo più spavaldo, pronto al rischio, al mettersi in gioco e il tutto, forse, era dettato da: “una spavalda leggerezza che ora fatico a riconoscere come mia ma che, forse, era semplicemente figlia del bisogno di soldi.” 

Attraversa la città, conscio di essere uguale a tanti altri che lavorano in modo comune mentre i ragazzi a cui insegna parlano una lingua sconosciuta fatti di termini tecnologici, di quella immensa finanza, di cui lui capisce davvero poco. Sa che per i ragazzi tutti quei nomi hanno un significato ben preciso, significano diverse carriere, altrettanti ruoli e soprattutto livelli di guadagno che cambiano in base a cosa sai davvero fare e puoi dare alla società. Ciò che lo colpisce è il grande silenzio che attraversa questo luogo di alta finanza, dove tutto tace, perché lo scorrere del denaro, quello vero, non fa mai rumore; è fatto, ormai, di una monetizzazione digitale che ha il suo culmine eccelso nel private equity, ossia nel comprare al momento giusto e rivendere al momento giusto.“Tutto sembra fermo, da quassù. Siamo nel cuore finanziario che pulsa di transazioni economiche, che pompa nel mercato flusso monetario digitalizzato, un vero e proprio sistema arterioso di denaro immateriale.” Nonostante la sua vita da piccolo insegnante, i soldi gli girano intorno e non può fare a meno di pensarci, eppure afferma di non esserne invidioso. – “Soldi, i suoi, che io, davvero, non riesco neppure a invidiare perché, sono sincero, ne invidio assai meno.” 

La precarietà è un fattore che accomuna Nello a ognuno di noi ed è impossibile non condividere le sue riflessioni su quanto sia bislacca l’umanità per la maggior parte colpevole dei suoi stessi errori, e di come l’essere umano sia pronto a giudicare, ma ciò è sbagliato perché siamo tutti nella stessa barca, e se giudichiamo verremo giudicati con gli stessi parametri. Ecco, che il suo animo pacifico e accomodante viene fuori ancora una volta quando ci suggerisce, dall’alto della sua presa di coscienza e calma di chi ha accettato il tutto della vita, quello bello e quello brutto, di venirci incontro gli uni con gli altri, di essere comprensivi e solidali. 

Così, Nello sa benissimo che anche il suo lavoro, seppur con alcuni studenti si stabilisca una sorta di intimità dovuta al tempo trascorso insieme, equivale a uno scambio di favori, a un legame monetario che si basa su un servizio fornito che prima o poi ha un termine e una scadenza. L’idea della bicicletta è bella perché ricorda l’essere spensierati e l’infanzia ma pare che a Londra se ti muovi in bicicletta sopra in trent’anni, sei un fallito. Inoltre, Nello, che dice di non giudicare, però lui lo fa di continuo, a suo modo, certo, con ironia e un pizzico di amarezza crede che la bici possa essere vista in due forme: come sprazzo di originalità o come segno di povertà. In ogni caso, proprio negli ultimi tempi, sono aumentate le piste ciclabili perché anche giornalisti, universitari e artisti stanno iniziando a usarle. 

Il tema della bici si ripete per tutta la lunghezza del romanzo, e si contrappone, a un certo punto, anche all’auto che nella mentalità di suo padre, era un prolungamento delle braccia dell’uomo, era un simbolo di maturità, uno status psicologico e sociale. La bici, all’epoca del padre di Nello, poteva essere usata solo da ragazzo, e chi la usava da uomo, era un fallito. Anche Nello, a volte prova quel genere di vergogna, perché ne riconosce un limite non in se stesso, in quanto non si sente un fallito, ma nel mondo che lo vede come tale. 

Le riflessioni sulla società non mancano, sull’uso dei social, sulla convinzione che per rendere qualcosa reale, un oggetto, un luogo o un’esperienza, la maggior parte di noi deve postarlo da qualche parte, condividendolo. Una critica contro questo aspetto “disumano” che disumanizza la nostra vita interiore, e che si contrappone al volontariato di Nello e a tutte quelle persone, soprattutto ragazzi dell’Est, che arrivano per lavorare, che non hanno dove dormire e cosa mangiare, e a cui mancano tanti denti. Questo è un dettaglio che lo colpisce a tal punto da farci un’intera riflessione sopra. “Sono davvero tante le persone a cui mancano i denti ed è una delle cose che ho notato da subito, in questi mesi in cui una volta alla settimana guido il furgone insieme ai volontari. Con altri, invece, si chiacchiera, vengono soprattutto per questo. Altri ancora prendono il cibo e se ne vanno in fretta, per non essere visti, per non essere associati al gruppo. Non facciamo domande, elenchiamo la farcitura dei panini, parliamo con chi vuole parlarci, non replichiamo a chi si lamenta che non c’è vino o birra e poi è tempo di ripartire.” 

Anche la casa diventa un motivo di discussione. Nello la perde ed è costretto a trasferirsi insieme alla compagna. Il comune di Londra non ha abbastanza case popolari da dare ai richiedenti di diritto e allora le prende dai proprietari e gli chiede di affittarle attraverso di loro per almeno 8 anni. In cambio, i proprietari avranno i loro appartamenti ristrutturati. Il proprietario di Nello, che possiede tanti appartamenti e locali, già ricco di per sé, è costretto a chiedergli di lasciargli la casa perché deve darla al comune. Il problema di cercare casa è qualcosa che accomuna tutti, che crea ansia e lo stesso vale per gli affitti. Lasciando quell’appartamento, Nello ha difficoltà a trovarne un altro allo stesso prezzo, nella stessa zona ma deve farlo perché non ha altra scelta. Il proprietario potrà affittarlo a un prezzo maggiore, un affitto che Nello non può permettersi. – “Me l’ha spiegato lui, funziona così: il comune di Londra non ha abbastanza case da distribuire ai richiedenti che ne hanno diritto e, quindi, prende in affitto gli appartamenti dei privati. In più ora, credo sia una direttiva nuova, il comune si fa carico, in parte o del tutto, a seconda dell’entità dei lavori, anche delle spese della ristrutturazione degli appartamenti dei privati per renderli a norma e lui vuole cogliere l’occasione prima che questa direttiva cambi. L’unica condizione che il comune impone è che gli appartamenti restaurati vengano affittati attraverso di loro per almeno otto anni. Il che significa che Kevin, milionario e proprietario di decine tra appartamenti, negozi, case, bar, edifici interi in giro per Londra, non metterà un soldo per rinnovare l’appartamento dove abitiamo io e Clémence. Con il risultato che, buttando fuori noi, avrà un appartamento rifatto e alzerà l’affitto adeguandolo ai prezzi di quartiere, molto costoso.” 

È molto triste quello che gli succede perché testimonia un senso di assoluto abbandono e misera solitudine. Nello e la sua compagna sono soli di fronte a uno Stato che invece di tutelarli, pensa soltanto ai propri guadagni e al proprio tornaconto sfruttando palesemente anche l’elemento che dovrebbe garantire il massimo della sicurezza di un individuo: la casa. Non c’è bene più importante, che trasmetta protezione e senso di tranquillità dell’avere una casa. La stessa ricerca di un appartamento a cui Nello, all’improvviso, è costretto, lo definisce come una persona che ha difficoltà nella società in cui vive. In altre parole avere una casa in affitto o possederla sono due cose completamente diverse. Un affittuario e un padrone di casa si pongono su due livelli differenti, sia dal punto di vista economico che sociale. Figuriamoci quando la casa non ce l’hai, sei messo più a nudo di chiunque altro, con in bella vista tutti i tuoi limiti. – “Non c’è niente, forse, come cercare casa, che mette a nudo tutti i tuoi limiti economici nei confronti della società in cui vivi.” 

Nello riflette anche sul concetto di opinione, di critica, in fondo lui scrive ed è costretto a misurarsi con il parere delle persone. Ma non si tratta solo di questo. La gente parla, di tutto, anche di quello che non sa, e Nello mi ha fatto sorridere quando ha messo di non essere capace di rispondere a tono sui social, perché non è un mondo che è fatto per lui, e di essere incapace di essere maleducato, anche se a volte gioverebbe. Non gli piace l’atmosfera virtuale, e soprattutto trova stupido rovinarsi l’umore per l’opinione di qualcuno che conta meno di zero. Il limite dei social e la loro inutilità sta nel fatto che sono pieni di parole, di minacce, di progetti, di proposte, di fare e faremo, ma senza mai nessuna reale azione. Lui stesso afferma: “Se a ogni intervento di protesta, di ironia, di indignazione, di sgomento, di tristezza che appare sui social seguisse un’azione, pur minima, di politica pratica, saremmo in una situazione di rivoluzione permanente e il mondo sarebbe un posto bellissimo.” 

Il consumismo è il nostro peccato più grande. Ci ha condotti in un mondo dove tutto ci sembra troppo poco e mai abbastanza; consumiamo molto più di quanto abbiamo bisogno e se prima un’ascensore era simbolo di claustrofobia, adesso lo sono diventati i nostri cellulari che ci costringono a stare attaccati ventiquattro ore al giorno nello stesso posto e nella stessa posizione, immaginando, però, di essere altrove. Così come accade per la chirurgia estetica che ormai non è più prerogativa del cinema o della televisione, ma anche delle ragazzine adolescenti che vanno a scuola: tutta la realtà che ci circonda è come non avrebbe dovuto essere, (parafrasando Pasolini, lo dice Nello). Insomma il mondo si è omologato dentro e fuori le nostre case, lasciandoci intontiti e sconvolti davanti a un cambiamento che ci vede protagonisti e vittime di ciò che non sappiamo più controllare. 

Il romanzo si conclude con il lockdown e con la seguente rinascita dei paesi di fronte a questo blocco totalizzante. Ciò che si augura Nello è che tutto possa migliorare e nel frattempo uscire da quel grigiore sospeso e ritornare a emozionare. 
Un po', quello che è successo, no? 
Anche se gli strascichi di un periodo terribile ce li portiamo ancora dietro.

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