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sabato 28 febbraio 2015

Intervista a Vladimiro Bottone, autore di Vicarìa. Un'educazione napoletana

Buongiorno lettori! Oggi proseguiamo il nostro viaggio nel mondo del suggestivo romanzo di Vladimiro Bottone, Vicarìa. Un’educazione napoletana, proponendovi l’intervista che l’autore mi ha gentilmente rilasciato. Oltre che nella recensione, nelle sue parole dirette è possibile cogliere i veri significati del romanzo.


Non perdetela! E se non avete ancora letto la recensione, cliccate qui!

Salve Vladimiro, innanzitutto grazie per aver accettato questa intervista.


1- Prima di tutto le chiedo com’è nato l’amore per la scrittura e quando ha iniziato a dedicarsi seriamente ad essa.

Il mio amore per la scrittura è figlio, più o meno degenere, della mia passione per la lettura. Si tratta, quindi, di una passione di antica data che, invece di invecchiare, ringiovanisce giorno dopo giorno. Ho iniziato a scribacchiare qualcosa circa venticinque anni fa. Tentativi improbabili terminati giustamente nel fuoco. Sbagliando s'impara. Sbagliando molto si impara molto (con l'ovvia premessa che bisogna saper ricavare qualcosa da ogni proprio errore. E a patto di riconoscerlo, prima o poi, come tale).

2- Se dovesse raccontare a chi non lo ha ancora letto la natura intima e profonda del suo romanzo, cosa direbbe?

     La storia, ambientata nella prima metà dell'Ottocento, prende le mosse dal tentativo del piccolo Antimo di evadere dal Reclusorio. Il bambino, cosciente di trovarsi in pericolo,  è depositario di un segreto inimmaginabile che potrebbe segnare la rovina di alte cariche pubbliche  e, addirittura, mettere a repentaglio lo stesso funzionamento dello Stato borbonico. La fuga di Antimo, però, viene sventata e si conclude tragicamente. Il suo cadavere senza nome incrocerà il destino di Gioacchino Fiorilli, un ispettore della polizia borbonica non ancora incallito rispetto al male che corrode la città. Inevitabilmente il corpo del bambino, “bello della tremenda bellezza degli offesi”, si trasformerà per Fiorilli in un'ossessione di verità. In un'inchiesta che prima lo farà venire a contatto con Emma Darshwood, un' insegnante di musica presso il Reclusorio affascinante e idealista. Poi gli farà incrociare medici avidi di carne giovane, monaci ispirati che vendono le proprie visioni ai giocatori del Lotto, funzionari doppiogiochisti, giudici conniventi con il potere, camorristi e sbirri cresciuti nello stesso fango. Un'umanità eterogenea che, spesso, attende la propria fortuna dalla Dea bendata e riceve la propria condanna da una giustizia amministrata in modo altrettanto casuale. Il tutto in una Napoli ottocentesca, non così diversa dalle atmosfere della Londra dickensiana, dove ogni cosa ubbidisce a una legge non scritta: “Buona sorte ogni tanto. Malasorte quasi sempre”.

      3- Qualcuno sosteneva che quando un personaggio ti entra in testa non ti lascia in pace finché non gli hai dato la sua storia. Ho amato molto i suoi personaggi e mi sono chiesta che tipo di rapporto avesse con essi.

Spesso e volentieri sono stato il loro scrivano. E' questo che, in fondo, distingue il personaggio riuscito da quello che rimane una semplice funzione narrativa. I veri personaggi dettano e lo scrittore-scrivano traspone su carta. Lo scrittore, come il lettore, deve vedere e sentire, proprio in senso auditivo, i personaggi. Quelli di essi che rimangono sulla carta sono personaggi falliti.  Nei casi peggiori sono grucce per una tesi ideologica precostituita.

4- Quale dei suoi personaggi ama di più e quale odia di più? E se potesse scegliere quale personaggio vorrebbe essere?

Amo particolarmente Angela, la figlia di Gioacchino Fiorilli, perché modellata su mia figlia Angelica. Quanto agli altri: difficile che l'autore detesti un personaggio se riuscito. Odio solo i personaggi quando non vengono fuori bene. In quei casi, però, biasimo essenzialmente una mia incapacità. Nel caso di Vicarìa non ho molti motivi per odiarne qualcuno (ride). 

5- Quanto c’è di autobiografico nella storia?

Tutto e niente, come sempre. Per non eludere la sua domanda rispondo così: il mio modo di vedere Napoli, di sentirmene attratto, di temerla, di ricordarla.

6- L’ambientazione è incentrata sul Tribunale della Vicarìa e sull’Albergo dei Poveri, luoghi di giustizia formale e di abusivismo concreto in tutte le sue forme. Cosa l’attrae realmente di questi luoghi tanto da renderli protagonisti del suo romanzo?

Il loro fascino tenebroso, il loro essere dei magnifici set cinematografici per l'ispirazione visiva, la loro capacità di simboleggiare e sintetizzare l'anima ed il significato di Vicarìa. Il fatto, ad esempio, che nel tribunale della Vicarìa si amministrasse la giustizia e si svolgessero le estrazioni del Lotto incarna, in maniera fulminea, buona parte del senso del romanzo.

7- Cosa rappresenta per lei questo romanzo?

Qualcuno, mi sembra Nabokov ma non vorrei sbagliare, ha detto che si scrive un romanzo per liberarsi di un'ossessione. Se non c'è ossessione, la forza e la verità soggettiva di un'ossessione, non c'è il romanzo (e neppure il romanziere, direi). Ecco, credo di aver risposto.

8- Il suo romanzo è carico di echi del passato che s’infrangono pesantemente sulle onde del presente. C’è drammaticità, violenza, rabbia. Questa storia è un omaggio o un riscatto per la sua città?

La Napoli della prima metà dell'Ottocento aspettava dei romanzi che le dessero una rappresentazione adeguata. In questo senso, ma solo in questo senso, possiamo considerare Vicarìa un atto di omaggio.

9- Nelle vicende raccontate si mescolano presenze inquietanti. Fantasmi trasognati e spiriti dei morti che sembrano guidare le azioni dei vivi.  Ma la carne e il sangue sono altrettanto presenti. Quanto hanno influito le leggende ed il mito che avvolge Napoli nel creare l’atmosfera del romanzo?

Napoli è una città-mondo che contiene tutto e l'opposto di tutto. I fantasmi come la carne, per dire. Ogni città-mondo (Pietroburgo, Parigi, Londra per esemplificare) finisce per costruire nel tempo la rappresentazione mitica di se stessa. Come dicevo prima, spero che Vicaria possa contribuire per la sua parte.

10- Antimo ti entra nel cuore, allo stesso modo Emma con la sua musica. Anche lei crede che saranno la bellezza e l’arte a salvare il mondo?

Arte, bellezza, passione, tenerezza. Il resto, francamente, è liquame.

11- E’ soddisfatto del suo romanzo e di ciò che ha donato alla sua città?

Ritengo di aver fatto tutto ciò che mi era possibile. Non si può chiedere di più ad un essere umano, categoria nella quale, tutto sommato, includerei anche i romanzieri (sia pure con qualche cauta riserva).

venerdì 27 febbraio 2015

Semeru-La grande battaglia di Emanuele Petrilli Segnalazione Mondadori

Buongiorno lettori! Oggi voglio segnalarvi la presentazione di un romanzo di un giovane scrittore emergente, pubblicato niente meno che dalla collana Chrysalide di Mondadori. Sto parlando di Emanuele Petrilli che da pochi giorni già sta scalando le classifiche dei libri con il suo romanzo Fantasy, intitolato: Semeru-La grande battaglia.


Siete curiosi? In attesa della mia recensione, non perdetevi cover e trama!



Trama

 Sono trascorsi mille anni da quando Muren, Re degli Uomini, ha vinto la Grande Battaglia, rilegando gli Uru'q ai margini del Regno di Eupheria. Eppure la sanguinosa lotta tra i figli degli Dei non è mai terminata: a risvegliarla è Semeru, un giovane ladro che ignora il proprio passato. Quando la città di Unnon è attaccata dagli Uru'q, il ragazzo viene portato all'Accademia di Nicomenia per ordine del Re. Qui diventerà uno dei Sette, gli indomiti guerrieri devoti al sovrano, maestri nell'uso della Dras'terya. Semeru crede finalmente di avere un destino da compiere, ma i confini tra Bene e Male sono spesso labili e il giovane dovrà fare una scelta che potrebbe cambiare le sorti dell'Umanità.


Biografia

Emanuele Petrilli è nato a Roma nel 1988, dove vive e lavora. Come gli è venuto in mente di raccontare questa storia? Iniziò con un sogno. Ne sognò una piccola parte, ma dal risveglio successivo non è più riuscito ad allontanare questo universo fantastico dalla sua testa. Tornava di tanto in tanto, suggerendo scene e storie. Il tempo passava e lui si era ormai affezionato a questa storia. Un'idea intravista solo con la coda dell'occhio è stata capace di diventare un romanzo. Una storia che, iniziata ad esser scritta ai tempi dell'università, lo ha accompagnato per tanti anni, coinvolgendo la famiglia e diversi amici. Un'avventura che ora, dice l'autore, "spero riesca a far viaggiare con la fantasia ed appassionare tutti quelli che vorranno gettarsi nel suo mondo".


Editore: Mondadori - Collana Chrysalide

Genere: Fantasy
Data d'uscita: 24 febbraio 2015
Prezzo: 4,99€

martedì 24 febbraio 2015

Vicarìa. Un'educazione napoletana di Vladimiro Bottone Recensione

Buon pomeriggio cari lettori, dopo qualche giorno di assenza ritorno con la recensione di un libro a cui tengo molto, perché parla della mia città. Scritto da Vladimiro Bottone, giornalista e scrittore, il testo s’intitola Vicarìa. Un’educazione napoletana, ed è un romanzo che non vi lascerà indifferenti, in nessun caso.



Titolo: Vicarìa. Un’educazione napoletana
Autore: Valdimiro Bottone
Editore: Rizzoli
Pubblicazione: Gennaio 2015
Genere: Romanzo
Pagine: 450
Prezzo: 15,00 – 9,99

Trama

Napoli, 1841. Il giovane commissario Fiorilli ha appena preso servizio a Vicarìa, uno dei quartieri centrali più malfamati della città. Non ha ancora fatto l'abitudine al male che ne percorre le strade, quando si trova a dover indagare sulla scomparsa di un bambino, un orfano rinchiuso nel cosiddetto Albergo dei poveri. Il piccolo Antimo aveva cercato di scappare da quell'edificio opprimente - che i napoletani chiamano anche Reclusorio o Serraglio - autentica città nella città che ospita vecchi, donne perdute e soprattutto una spaventosa massa di bambini esposti a ogni genere di pericoli. È così che la tragica storia di Antimo si trasforma per Fiorilli in un'ossessione, una ricerca della verità che gli fa incontrare Emma, insegnante di musica al Reclusorio, bella e idealista, ma che lo getta in pasto a medici avidi di carne giovane, funzionari corrotti, camorristi e sbirri cresciuti nello stesso fango. Per questa umanità varia e disperata tutto ruota intorno al tribunale della Vicarìa, la prigione della città e anche il luogo dove si svolge l'evento che i napoletani aspettano ogni settimana come unica speranza di salvezza: l'estrazione del Regio Lotto. E qui Fiorilli scoprirà che la giustizia degli uomini, troppo spesso, è cieca. Proprio come la fortuna.


Biografia 

Vladimiro Bottone, nato a Napoli nel 1957, vive e lavora a Torino. Ha pubblicato diversi romanzi, tra cui L'ospite della vita (selezionato al Premio Strega 2000) e Gli Immortali (Neri Pozza, 2008). Collabora alle pagine culturali del Corriere del Mezzogiorno e dell’Indice dei libri del mese.



Vita per vita. Sangue per sangue. Chesta è 'a Legge 'e miezo 'a via. Chesta è 'a Legge d' 'o Munno, guagliò.


Napoli: terra di tutti e terra di nessuno. 

“Il Real Albergo dei poveri. Una cittadella autosufficiente, una città nella città. Un ricovero destinato ai vecchi inabili, alle donne perdute e all’infanzia che si perderà. Per i napoletani è il Serraglio. Come a dire una specie di carcere. Un’opera mastodontica, nata con l’ambizione megalomane di risanare le sette piaghe cittadine. Quasi da subito, però, si è aggiunta ad esse divenendone l’ottava. Ottava e, come tutte le cose nate storte, ugualmente indistruttibile.” 

Benvenuti nel Serraglio o Reclusorio, quello che a buon viso e cattivo gioco non è altro che un carcere autorizzato. Descrizioni allucinanti di questi spazi immensi e corrotti, piegati e malmenati da coloro che li abitano e li amano riducendone gli sforzi vitali all’osso. Su due piedi, Vladimiro Bottone ci mette davanti una Napoli che non ha scusanti e che non ha alternative. Come ieri anche oggi, Napoli o la ami o la odi. 
Sporcizia, sudore, squallore, disumanizzazione in un luogo nel quale, sembrano raccogliersi per eccesso e mai per difetto, tutte le nefandezze e le cattiverie del mondo. Sul cumulo di macerie che si erge incontrastato ed insolente nel cuore un po’ dismesso della città dai mille colori, appare una figura gracile e malaticcia, con gli occhi infossati dalla fame e lo sguardo stranito di chi non ha più niente da perdere. Antimo, nome in croce di un bambino venuto dal nulla e che nel nulla scompare. E’ sua la fuga, il tentativo maldestro di scappare dal Reclusorio. Si nasconde in una cesta di panni sporchi, nella speranza che i due facchini lo conducano fuori, regalandogli una libertà che avrebbe il sapore del miracolo. Ma la ruota della Fortuna estrae il numero sbagliato e Antimo diventa l’ennesima vittima di un sistema che tutto mette a tacere grazie alla potenza della divisa e della violenza. 
Don Michele Florino è il Comandante, O’Cummannante, colui che inesorabilmente decide che nessuno può fuggire dal Serraglio. Nessuno può salvarsi dalla tragedia a cui è destinata la propria misera vita di orfano. Il futuro di tutti questi bambini è nella mani di un uomo la cui cattiveria ed insensibilità ti fa gelare il sangue. Il modo di agire di quella gente che comanda è bestiale e non lascia nessuna possibilità di sollievo. Se appartieni al Serraglio, è nel Serraglio che devi morire. 

“E non potrebbe essere diversamente: un inerme non conta nulla, in questa città dove la sopravvivenza viene garantita solo dalla tua pericolosità.” 

La dura legge della sopravvivenza non consce limiti né rilascia sconti e l’autore lo sa talmente bene da usare un linguaggio così duro e crudo, reale ed immerso profondamente, fino alla radice delle unghie, nella terra malata di cui si fa carico. La sua penna diventa voce giornalistica, pungente, salata, a volte liquorosamente amara, ma anche poetica ed altisonante quando ad ispirare la sua anima napoletana c’è la meraviglia e la maledizione della bella Napoli, una città che non puoi dimenticare ma che puoi soltanto cantare. 

Sconcertante ed orribile è il personaggio di De Consoli, il medico del Reclusorio, colui che si occupa di camuffare il cadavere di Antimo per farlo seppellire nel cimitero facendolo passare per un vecchio morto naturalmente nel Serraglio. Perché nessuno deve sapere che in quella prigione dimenticata dalla giustizia, si uccidono bambini come fossero le creature più indegne di abitare questa terra. E proprio De Consoli ha un rapporto particolare con quelle anime innocenti, lui ne odora i corpi, sia da vivi che da morti. Ne subisce il fascino malato che ha il sapore della depravazione e della follia. 
Ma in tutta questa melma, in questo fango che trabocca nelle vie, fino ad insozzare persino il cielo dietro il quale un Dio distratto sembra essersi nascosto per paura degli uomini, c’è ancora la speranza di una ferita pulita che non sia stata ancora contagiata da tutto questo dolore e questa violenza. L’ispettore Gioacchino Fiorilli, alto ed impettito, onesto e serio che cerca di capire chi sia quel bambino sotterrato nel cimitero sulla cui bara hanno scritto il nome di un vecchio. 

“Ma chi sei veramente, che non riesci a trovare requie neanche dopo la morte? E che, perciò, squieti pure me?” 

Bottone ci travolge, investendoci di colori e sapori, di odori malsani e bruciati, di stanze sporche, strade distrutte e chiese che hanno dimenticato la purezza degli angeli e l’amore di Dio. 
Nella parola Napoli “ Neapolis-Necropolis”, risuona l'eco di una morte già sepolta, dove la vita lotta ancora più aspramente per sopravvivere, in cui è la Fortuna, rappresentata dal gioco del Lotto ed i suoi numeri fortunati, ad incarnare un appiglio, un miracolo per tutte le persone che ci credono e delle quali però nessuna mai si salva. 
I protagonisti descritti dall’autore non sono semplici personaggi, sono esseri umani. E’ raro provare una sensazione simile davanti ad un libro. Dimenticare che stai leggendo, avvertire, passo dopo passo, l’intensità e la morbosità viva della vita con le sue storture e le sue arrabbiature, avvicinarsi lentamente fino a sfiorarti. Lo stile usato aiuta a creare un mondo parallelo che non ha niente meno di questo. Un mondo fatto di gente vera, la cui veridicità di azioni e sentimenti è talmente forte e pulsante che ti sbatte indietro, chiedendoti di aspettare, di assistere senza fiatare. Bottone ha creato un mondo di anime, buone o cattive, di cui io non ho nemmeno per un attimo dubitato dell’esistenza reale. 
L’autore non se l’è inventate quelle anime, le ha solo lasciate parlare. 

E il Comandante Florino è uno degli esempi più tangibili, più fuorvianti. E’ malato di sifilide, ed è come un animale in gabbia, rinchiuso dietro sbarre immaginarie imposte da un Dio che ha dimenticato di esistere. Rabbioso, feroce, malvagio come l’ira universale che assorda i canti della anime innocenti macchiando il cielo di bestemmie. 

“Florino somiglierebbe ad un dio negativo e malvagio, se non fosse per il sangue umano che gli marcisce nelle vene.” 

E De Consoli, con il suo bagaglio di perversioni e di malattia, lo osserviamo sconvolti mentre si avvicina imperturbabile all’innocente di turno, il piccolo Nello, inabissandolo nella sua ignobile gola fatta di tenebra. 

“Noi siamo venuti a portare la nostra tenebra nella luce insignificante della Natura.” 

Insidiosa la concezione del medico riguardo l’inserimento dell’uomo e delle sue perversioni nella purezza sconcertante e sconcertata della Natura. Se è vero che “corrompere è un’arte”, l’uomo ha corrotto la natura, l’ha oscurata con i propri piaceri e le proprie astuzie, con la sua corruzione e la sua mistificazione. Non abbiamo fatto altro, con la nostra venuta, che sporcarla ed imputridirla. 
Ma cosa si salva di questo mondo che non perdona, perché non perdonano gli uomini che lo abitano? 
La musica e l’armonia mistica che creano i suoni uniti alle parole dei canti. La figura eterea di Emma, la giovane di origini inglesi che insegna musica al Reclusorio e di cui Antimo, quando era ancora vivo, si era perdutamente innamorato. Innamorato della sua arte, della dolcezza del suo canto, della visione onirica che si scatenava dal suo corpo e dalle sue mani, quando come la madre di tutte le madri, accoglieva in quei suoni benedetti, per riscattarle, tutte le ingiustizie del mondo. Lo sguardo di Antimo, rapito da quel sogno a metà fra il divino e l’umano, tra il puro e il dissacrato, è raccolto dalle parole dell’autore che creano spazi poetici e scavano fosse negli occhi della mente di chi guarda.

“Sta di fatto che quel bambino, Antimo, le aveva accarezzato l’orlo della gonna, offrendole l’unica cosa di cui era padrone: le proprie lacrime, deposte ai piedi di lei. Come se Emma fosse una delle bellissime Madonne che addobbavano le loro chiese tutto buio e oro. Come se lei, la Signorina, fosse la Vergine in persona capace di intercedere per lui. Di rimettere a lui i suoi debiti, l’enorme debito di essere venuto al mondo.” 

Ed è sotterrato proprio in mezzo a queste parole che si cela il segreto che unirà Emma ad Antimo, in un destino ugualmente terribile ed ugualmente offeso. 

Strani e stretti legami si creano in una storia puntellata di violenza, rabbia ed onnipotenza. Mai come in questa Napoli figlia di quartieri e sgualdrine, sporcata di vicoli e legittimata da una camorra spavalda ed impunita, è esistita tanta miseria e tanta monnezza. Lordura dell’anima, pesante e facinorosa, bellicosa ed intransigente, opulenta e falsificatrice. Un’onta di sensualità e malvagità senza nessuna possibilità di remissione. Quando l’autore ce la racconta, sembra di camminarci per quelle stradine strette e maleodoranti, di sentirli i vecchi che imprecano, le donne che pregano, i bambini che cercano di fotterti e i camorristi che ti spezzano le gambe dei sogni. 

Per me che in questa città ci sono nata e ci sono rimasta, leggerla tra le righe e dentro le pagine di questa memorabile storia, significa conoscerla e riconoscerla, guardarla ed ammirarla, sorriderle e piangerla, perché Napoli è sconfinata nelle sue bassezze come nella sua osannata bellezza, non può fuggire a sé stessa, nonostante le abbiano promesso il riscatto, la mia amata città lo sta ancora aspettando. 
Ed è proprio qui che io la sto osservando. Nonostante ci sia dentro fino al collo, in mezzo a queste strade ormai così ammodernate eppure piene di cicatrici e di ferite, è proprio qui, nel palmo della tua mano, Vladimiro Bottone, che la sto guardando. Immensa nella sua immortalità ed ingiustizia, puttana e sovrana del suo regno di decantata gloria, sei proprio tu, caro autore, ad averla resa piccola, così tanto da entrare nella tua mano d’artista, per permettere a noi tutti di osservarla così da vicino, così pericolosamente dal basso, tanto da sentirla crescere dentro. E quando qualcosa ti cresce dentro, è tuo, per sempre. Napoli era già mia. Adesso lo è ancora di più. 

Vicarìa. Un ‘educazione napoletana è un romanzo nel quale i sogni diventano incubi, mentre contrastano con la vita reale e ti opprimono il respiro e la vista come un lenzuolo sporco e sudato, quasi fosse un sudario che ti prepara al trapasso. Non esistono divinità ma solo l’onnipotenza dell’uomo, il suo schifo ed il suo sacrificio. Morti e vivi, spiriti e fantasmi, realtà ed oltretomba brulicano le strade spezzate di questa città che non demorde, che ti affranca con le sue promesse e t’insanguina con le sue coltellate fino al punto che l’ombra di un bambino trasognato incupirà tutta l’aria circostante e la sua assenza diventerà la presenza più pesante, ottenebrante ed inquietante. 

Il clou della storia è senz’altro l’estrazione del Lotto, che coinvolge giustizia e fortuna in un’unica mano. Sia il Tribunale che l’estrazione del Lotto hanno sede nella Vicarìa, questo significa che “la Giustizia degli uomini agisce proprio come la Fortuna. Ed è quindi perfettamente interscambiabile con la divinità bendata.” Assistendo per la prima volta a questo spettacolo che non è altro che una vera e propria cerimonia teatrale, Fiorilli si renderà conto di quale sia la vera natura di tutti i personaggi loschi che girano intorno al Reclusorio e che ricoprono altrettante cariche importanti all’interno della Giustizia napoletana. 

Insomma una fiumana di gente incallita nel suo stesso male, di ministri, commissari, comandanti, alte autorità del Tribunale che affogano le loro lingue violacee e avvelenate nella ruota salvatrice della Fortuna. 
Eppure la morte è sempre più sgraziata e signora di questi luoghi nefasti ed abbandonati. La vera giustizia, quella della gente come Fiorilli, non può difendere i deboli, gli oppressi, gli offesi. La sua sciabola che dovrebbe proteggere gli inermi “sembrava una specie di lungo chiodo, a cui lui rimaneva appeso, come un fantoccio inanimato. Senza più l’anima.” 

Questa storia ti corrode dentro, lo stomaco va a farsi benedire come il linguaggio scarno, animalesco, spodestato di qualsiasi eufemismo o profumo di cordialità. Uno schiaffo in peno viso, l’odore nauseabondo del vomito di tutte quelle anime sporche e mendicanti che si trascinano sotto il cielo di una Napoli senza Dei né signori, insabbiata nei suoi comandanti e nelle loro vergognose ingiustizie. Un romanzo che pesa perché ciò che racconta è corposo, sconcertante, povero di carezze e di speranze, intriso nella tormenta e nell’inganno, nella maldicenza e nell’odio, nell’irreparabile voglia di denunciare ciò che non può gridare perché gli è stata tagliata la gola prima ancora di nascere. 

Vladimiro Bottone delinea una città che trabocca di passioni e di omicidi, di parole che sgorgano dal ventre dei suoi popolani, parole in dialetto stretto che forse non tutti capiranno. Un’emozione grande quanto il cuore di questa maltrattata città piena di sentimenti contrastanti, imbugiarditi, imbastarditi e bistrattati da una politica e una giustizia che le hanno avvelenato il sangue. Napoli millenaria nella sua veste scolorita non perde mai un passo, nonostante sia ancora immersa nella sua leggenda. Napoli è una di quelle città che bastano a se stesse, come quelle donne che se le guardi, ti sembra di vederci il mondo intero, la passione e l’amore, tutto ciò che vorresti in un’unica visione. Napoli è questo, ancora più cupa e cruda nelle parole del suo autore, nelle storie dei suoi uomini e delle sue donne, figli di una città immensa nella sua essenza di anima tremendamente bella e dannatamente offesa. 
Offesa da chi ogni santo giorno dimentica la sua irriverente eternità. 


Non darò nessuna valutazione a questo romanzo, perché questo romanzo è Napoli e Napoli è il mio cuore. E il mio cuore non posso valutarlo.

mercoledì 18 febbraio 2015

Anteprima Nord: Rimani con me di J. Lynn dal 19 Febbraio in libreria!

Buongiorno! Oggi vi segnalo in anteprima Rimani con me, di J. Lynn, in uscita domani 19 Febbraio 2015 per la casa editrice Nord!


Leggete la trama!



Avevo deciso di andarmene lontano

Avevo deciso di chiudere tutte le porte

Avevo deciso d’ignorare il mio cuore

Ma poi tu hai invaso la mia vita


J. Lynn

RIMANI CON ME


Trama

Lo studio è la sua salvezza. Per troppi anni, da quella maledetta notte che ha mandato in fumo tutte le sue speranze, Calla ha vissuto in un limbo di dolore e di rimpianti. Un limbo da cui è uscita grazie all’università, che le ha offerto una seconda occasione. Almeno fino al giorno in cui scopre che la madre – con cui lei non parla da anni – le ha prosciugato il conto, impedendole d'iscriversi all'ultimo anno. Calla è quindi costretta a tornare a casa per affrontare la donna che, ancora una volta, rischia di distruggere i suoi sogni.
Tuttavia, dietro il bancone del bar gestito della madre, trova Jax James. Ammalianti occhi scuri e fisico mozzafiato, Jax è il genere di «distrazione» che Calla non può permettersi in un momento simile. Jax però non ha nessuna intenzione di farsi mettere da parte, anzi sembra sempre pronto ad aiutarla e a tirarle su il morale, con quel suo atteggiamento spavaldo e il sorriso disarmante. E, per la prima volta dopo tantissimo tempo, Calla sente di non essere più sola ed è come se il vuoto che ha dentro si stesse a poco a poco colmando.
Ma, quando inizia a ricevere minacce e strane visite nel cuore della notte, Calla si rende conto di essere stata trascinata in un gioco pericoloso e molto più grande di lei. Il legame con Jax le darà la forza per superare anche questa prova o sarà la «debolezza» che la farà crollare?


J. Lynn è lo pseudonimo con cui Jennifer Armentrout, un’autrice bestseller pubblicata con successo in tutto il mondo, firma la serie di Ti aspettavo.


Gli altri titoli della serie




lunedì 16 febbraio 2015

Come miele sul cuore di Tiziana Iaccarino Recensione

Buon pomeriggio cari lettori! Oggi vi propongo la recensione di un romanzo auto pubblicato dalla scrittrice Tiziana Iaccarino che potete trovare su Amazon, intitolato Come miele sul cuore. Una lettura molto piacevole ed accattivante.


Bando alle chiacchiere e leggiamo insieme la recensione!

Titolo: Come miele sul cuore
Autore: Tiziana Iaccarino
Editore: Selfpublishing
Pubblicazione: Dicembre 2014
Genere: Romance
Pagine: 204
Prezzo: 0,99 Ebook
Trama

La famiglia di Isabel viene devastata da un avvenimento doloroso e improvviso, dopo essere finita sul lastrico. A salvare la situazione arriva August Lettieri, un imprenditore emigrato negli Stati Uniti, che è segretamente innamorato della ragazza. Quando la madre di Isabel scopre i sentimenti dell'uomo, gli avanza una proposta: lo aiuterà a conquistare la giovane se, in cambio, eviterà a entrambe la miseria. Un patto in grado di far cedere Isabel alla convinzione che August possa essere la sua unica ancora di salvezza. Ma proprio quando il suo destino sembra già scritto, a rimettere in discussione gli eventi a nozze avvenute, ci pensa Darrell. Una passione improvvisa e travolgente che costringerà la ragazza a fare i conti con se stessa per affrontare la realtà. Isabel ha bisogno del denaro di August e dell'amore di Darrell. Ma quale sarà la sua scelta? 

 “Come miele sul cuore” è una storia nella quale l'amore e la ragione si scontrano per prevalere sulla decisione della protagonista. Ma... 


 «Non puoi fuggire da ciò che provi, perché ti seguirà ovunque.» 


Biografia 

Tiziana Iaccarino è un'artista italiana che nasce a Napoli il 7 Maggio del 1976. A soli cinque anni canta già in televisione e prosegue crescendo in sintonia con l'arte figurativa e l'arte letteraria. A diciotto anni insegue il sogno di calcare un palcoscenico e comincia a frequentare un'Accademia d'Arte Drammatica che le permette di recitare presso i teatri più importanti della sua città. Nel 2008 esce il suo primo romanzo “Un barlume di speranza・(Giovane Holden Edizioni) arrivato alla II Edizione nel 2010 e in classifica su La Repubblica Ed. Napoli al 5° posto tra i libri di Narrativa Italiana più venduti in una nota libreria campana. In quella classifica è l'unica esordiente tra nomi già illustri della letteratura italiana. L'anno successivo esce il suo secondo romanzo “Le catene del potere” (Edizioni Eracle) e nel 2012 è la volta del terzo “Sulle orme della notte” (Ciesse Edizioni). Nel 2013 viene pubblicato il manuale “Come promuovere un libro” dalla casa editrice digitale flower-ed di Roma, la commedia autoprodotta “Lanty&Cookies” e il sequel “Lanty in love” che diventa l'inizio di una serie chick lit per la casa editrice digitale Genesis Publishing. Segue il nuovo manuale “L'agenda dello scrittore” (flower-ed) e nel 2014 la nuova commedia “Karola&Lustro”.







Come miele sul cuore di Tiziana Iaccarino è un romanzo che fa del romanticismo il suo fiore all’occhiello. Osservando la copertina, è il tramonto con le sue luci fiabesche e suggestive, a catturare la nostra attenzione, avvalorato dal primo piano di due volti, di uomo e di donna, che intensificano quel titolo così sentimentale e poetico. 
E la storia, in cui ci addentriamo, non è da meno. Mantiene alte le aspettative di quella cover e di quel titolo, dal quale il nettare primario delle vicende raccontate, trae linfa vitale. 
Di miele si parla ed è nel miele che gli occhi addolorati e affranti della protagonista annegheranno tutta la propria sofferenza a e disillusione. 

Isabel è una ragazza di vent'anni devastata dal suicidio del padre e schiava dell’ossessione della madre per il denaro e per la perdita di tutti gli averi e le proprietà di famiglia, in seguito al disastro economico in cui le ha lasciate il padre prima di togliersi la vita. Rosalba, una madre che non è una madre, snaturata dal punto di vista affettivo, sembra una belva in cerca di carne per soddisfare le sue mire opportunistiche che la spingono a vendere la giovinezza e la bellezza della figlia al miglior offerente. 

Ed eccolo, il ricco ed affascinante August Lettieri, 45enne, distinto e preparato, dal capello brizzolato e lo sguardo languido che ha già posato da tempo i suoi occhi tempestosi sull’età e sulla sensualità acerba della nostra cara Isabel. 
Ed anche lei, devo dirla tutta, rimane molto affascinata ma soprattutto lusingata dall’interesse di quell'uomo maturo che sembra venerarla come una Dea in terra. Ma cosa si nasconde dietro questo interessamento che così disinteressato non è? 

La famelica madre Rosalba, che pur di salvaguardare la propria persona dalla miseria totale a cui i debiti del marito la stano condannando, stabilisce con l’uomo una sorta di accordo che gli permetterà di avere Isabel tutta per sé, in cambio della potenza del suo denaro. In altre parole Lettieri assicura di salvare dai debiti e dal disastro finanziario madre e figlia se Rosalba lo aiuterà a conquistare Isabel. 

Niente di più facile. 
Corrotta inconsapevolmente dai sensi di colpa verso la madre, Isabel si lascia convincere da un istinto bacato e poco attinente alla realtà dei suoi veri sentimenti, che August possa essere il suo salvatore per l’eternità. Che sia un salvatore non c’è alcun dubbio, ma che possa regalarle quell’amore che per lei è ancora un emerito sconosciuto, purtroppo è solo una grande illusione. 

Tiziana Iaccarino racconta una storia che sicuramente non è originale, nella quale senso del dovere, senso di colpa e sete di potere si scontrano con la dolcezza e la veridicità dei sentimenti che si concentrano in un unico uomo dal cui sguardo di miele, Isabel non sarà più in grado di fuggire: Darrell

La sua entrata in scena mette in crisi tutto. Come una tempesta che arriva all’improvviso, travolge qualsiasi cosa gli si pari davanti. Le precarie e fragili difese della nostra protagonista si sgretolano, si annientano di fronte alla potenza del vero amore. Un’attrazione fatta di sesso e dolcezza, di tramonti e nuotate in mare, della quale la natura sempre descritta egregiamente dall’autrice, diventa il suono melodico, la voce di questo legame che non ha bisogno di tanto tempo per intensificarsi e diventare indistruttibile. 

Ciò che Isabel prova per August è prima di tutto riconoscenza. L’uomo, essendo più maturo, ha un fare protettivo e per certi versi consolatorio. Plasmata anche dalla madre, che non aspetta altro che quel matrimonio salvifico, Isabel si ritrova a credere di amare un uomo dal quale si sente soltanto amata e fortemente desiderata ma nient’altro. 

“Non voleva dargli alcuna illusione, ma quell’uomo la faceva sentire importante, desiderata, felice e amata. E quella era la sensazione più bella al mondo.” 

Presto Isabel si renderà conto di quanto questo pensiero possa essere sbagliato, non appena il suo corpo inizierà a fremere se sfiorato da quello di Darrell. 

L’autrice descrive ampiamente i personaggi, senza annoiare, né privandoli di elementi importanti che permettono di identificarli e poterli immaginare chiaramente. August è il classico uomo maturo, anche un po’ arrogante e a volte e sicuro di sé, che ha perso completamente la testa per una donna molto più giovane di lui, dalla quale vorrebbe essere a tutti i costi ricambiato. L’attrazione sessuale che prova nei suoi confronti è molto forte e purtroppo non è assolutamente ricambiata dalla sua giovane sposa. Ma l’uomo non si perderà mai d’animo, cercando di conquistare la sua amata fino alla fine ma davanti all’ultima scelta della donna, saprà accettare le conseguenze della sua rovina matrimoniale, dimostrando intelligenza e comprensione. 

Dall’altra parte invece c’è Darrell, trent’enne dal fisico scolpito e dallo sguardo che accarezza corpo ed anima. Innamoratosi perdutamente della sua Isabel, lotterà per averla tutta per sé e soprattutto per strapparla ad un destino fin troppo crudele. 

“August non era più in grado di vivere senza di lei e ne fu tristemente consapevole. Isabel, invece, si era arresa alla disperazione come se non avesse avuto altra scelta.” 

La responsabilità e l’inadeguatezza di un matrimonio contratto per dovere e per rispetto verso una madre che l’ha venduta senza alcuno scrupolo, contrastano con la voglia di scoprire cosa le riserva la vera felicità ed è così che Isabel inizia un gioco molto pericoloso che la porterà a rinnegare tutte le sue scelte precedenti in nome della libertà. 

“Impossibile non notarti anche qui. Chi è l’idiota che ti lascia tanto sola e non teme che qualcuno ti rapisca?” 

Inizia come un gioco di bigliettini e di sguardi per poi diventare un serissimo scambio di sentimenti, quelli veri, ai quali, chiaramente, Tiziana Iaccarino non vuole rinunciare. 

Oltre a scrivere bene e ad omaggiare le parole con un stile poetico e “distensivo”, l’autrice dimostra passione per ciò che scrive e dedizione alla sua visione delle cose. Come miele sul cuore è romanticismo e delicatezza, anche le scene più carnali sono descritte con incredibile tatto e soprattutto con garbo. Lo stile della Iaccarino è setoso e carezzevole, lei non racconta una semplice storia d’amore ma la racconta a modo suo. Un modo che è riconoscibile proprio in quella parole che nascono dal cuore, eleganti e dolci, capaci di distenderti e di farti apprezzare ciò che stai leggendo. 

“Quando gli occhi di Darrell si posarono di nuovo sulle sue labbra, le parve di percepire qualcosa di molto simile al miele intento a scendere sul suo mento per colare sul seno e arrivare alla pelle del cuore.” 

Ho apprezzato il modo in cui ha creato i personaggi, le loro descrizioni, capaci di lasciarsi guardare e comprendere. August, Darrell ma soprattutto Isabel, che se all’inizio può apparire troppo giovane ed inesperta di fronte alla furbizia e alla cattiveria del mondo e di chi la circonda, alla fine è capace di riscattarsi profondamente, dimostrando una libertà di scelta che la rende apprezzabile sotto tutti i punti di vista. E’ una donna che sa scegliere laddove non è assolutamente facile, che assapora la felicità per la prima volta e non vuole rinunciarvi per niente al mondo. 
Una protagonista che merita di essere tale, perché nonostante le sue paure, le sue inibizioni, le sue confusioni, riesce a convincere chi legge, dimostrando, alla fine, padronanza e intelligenza. 

Darrell…Beh che dire di lui. E’ il principe azzurro che giunge accompagnato dal tramonto. Un uomo che sembra avere tutto, ma che soprattutto dimostra la forza per combattere ed ottenere la donna che desidera. 

“Il dolore ed il piacere, la sorpresa ed il desiderio. Darrell era tutto ciò.” 

Un mondo di meraviglia e passione, dagli occhi color del miele e lo sguardo di una fiaba appena iniziata. 

Più leggevo e più avevo l’impressione che Isabel fosse come una principessa, in balia di forze oscure, molto più caparbie della sua stessa volontà. Troppo inesperta e troppo fiduciosa nei confronti della strega cattiva interpretata dalla madre Rosalba, che non aveva neanche l’attenuante di essere una matrigna. 

L’atmosfera fiabesca, complice i toni tenui e caldi degli ambienti e del paesaggio così morbido e accattivante mentre faceva da sfondo all’amore morente e a quello nascente, hanno reso questo romanzo una piacevole lettura.

Senza alcun dubbio l’amore è l’incontrastato protagonista, così come lo è il senso di colpa e il desiderio, il dovere ed il potere. Altrettanto sicuro è che questa storia è molto simile ad una favola, descritta in modo coinvolgente e maturo. Una favola che l’autrice ci regala, che può piacere come non può piacere, ma sicuramente ti aiuta a sognare. 

E un sogno non lo rifiuta nessuno, non è vero?



venerdì 13 febbraio 2015

Segnalazione Harlequin Mondadori! San Valentino Hot Lit!


Eccomi con la seconda segnalazione di oggi!

Due romanzi pubblicati da Harlequin Mondadori per un San Valentino non solo Hot ma Hot Lit!

TUTTI ROMANZI CHE AVETE SEMPRE DESIDERATO…

E NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE.



Quest’anno regalatevi un San Valentino HOT, anzi HOT LIT!

Provate a chiudere gli occhi, immaginate l’uomo dei vostri sogni più inconfessabili: lui ha tutto quello che potreste desiderare, corpo scolpito, sguardo seducente… vi sta guardando dritto negli occhi, vi sentite invadere dal desiderio. Si avvicina, sussurrandovi all’orecchio parole calde e sensuali, le sue labbra stanno già disegnando passioni proibite…

Dal 12 febbraio vi aspetta in edicola e sul nostro store la nuova collana Hot Lit: tutti i romanzi che avete sempre desiderato si stanno preparando per accogliervi in una
veste elegante e sensuale. Le migliori autrici della letteratura erotica internazionale, i protagonisti delle serie più amate si uniscono in un concentrato di passione e fantasia, per regalarvi ancora una volta un turbinio di emozioni e una ventata di novità per iniziare questo 2015!
Solo per voi, un appuntamento fisso con cadenza bimestrale che vi saprà travolgere e conquistare con la stessa intensità delle passioni dipinte tra le pagine dei vostri romanzi preferiti.

Diamo un’occhiata alle trame e alle cover! Vi aspetto con i commenti!




Oltre il limite

Vicki Lewis Thompson

Cos’hanno in comune una ragazza di provincia trasferitasi nella grande e peccaminosa New York e un’affermata con-duttrice radiofonica con un interesse spiccato per argomenti hot? Sicuramente la voglia di andare oltre i limiti e di venire sorprese in modi sempre nuovi. Dove e soprattutto da chi? Di sicuro tra le lenzuola, ma non pongono troppi limiti alla fan-tasia. Un affermato affarista di Wall Strett come Linc Faulk-ner e un facoltoso impresario come Jess Harkins, oltre alle possibilità economiche, hanno dalla loro anche un fascino dirompente e la capacità di farsi dire sempre sì.


Voglia di averti

Jo Leigh

Accattivante, eccitante, sexy. E ancora intrigante, irresistibile, travolgente. Questi gli aggettivi che Susan e Amelia associano alla vita sessuale che desiderano e che sono decise a costru-irsi, l’una abbandonando il nido sicuro della ricca famiglia d’origine e tuffandosi in un’avventura senza legami, l’altra passando dalle audaci fantasie sulla carta a quelle bollenti in un letto. David e Jay. I loro due cattivi ragazzi, due uomini dal tocco esperto, capaci di farle impazzire semplicemente sussurrando loro all’orecchio parole dal sapore proibito.